Tale madre, tale figlio
Tutte le annate sono diverse.
Ma non con piccole differenze.
Sono profondamente diverse.
2010 fresca, 2011 caldissima, 2012 di fuoco, 2013 freschissima, 2014 acqua a volontà, 2015 perfetta in primavera, torrida a luglio, normale ad agosto….
In questa estrema variabilità, le industrie intostano i muscoli e fanno prodotti sempre uguali mentre gli artigiani seguono la naturale maturazione dell’uva e il vino che ne deriva come si segue un bambino nelle sue peripezie, lo assecondano, gli stanno vicino, lo fanno divertire senza bloccarlo, attenti solo a che non si faccia troppo male.
Sono salti e piroette, scatti improvvisi e fughe e rincorse, seguendo traiettorie poco lineari, mai scontate.
È fatica e sudore, sono arrovellamenti di neuroni, extrasistole e tachicardie.
Ma quest’è.
Non ci si annoia.
Uno ci prova pure, a fare un protocollo di lavorazione e a portarlo avanti diligentemente, senza sgarrare mai. Ma il cucciolo d’uva non te lo permette. Fino a che non va in bottiglia, e ci rimane ad affinare le sue doti per qualche mese ancora dopo il legno delle botti e la pietra della cantina, fino ad allora continuerà a fare le bizze come sua madre, la natura.
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